neurobranding e percezioni simona ruffino

Neurobranding: non vendi prodotti ma percezioni

Neurobranding e percezioni sono la chiave di svolta della corretta comunicazione di brand, il tutto condito in salsa etica.
Intendere la comunicazione come l’esaltazione del prodotto è una strategia obsoleta che, nel mondo interattivo dell’onlife – stracolmo di “competitors” che puntano al prezzo più basso – non fornisce nessun valore reale alle aziende.

Il neurobranding ci aiuta, invece, a costruire una identità forte capace di differenziare immediatamente il brand e di creare una relazione di valore ( e lungo termine) con il consumatore.

Neurobranding e percezioni: il cervello come bussola che indirizza all’efficacia.

Alla base delle scelte dei consumatori ci sono i desideri, le emozioni, i vissuti esperienziali, i pensieri e le convinzioni degli esseri umani, per questo la comunicazione non può essere sempre costruita mettendo sotto i riflettori le caratteristiche peculiari dei prodotti, ma invece, come quel determinato prodotto ci farà sentire, ovvero il grado di benessere che sarà in grado di generare alla nostra vita.

Questo approccio non è una buona nuova nel mondo del marketing e della comunicazione: di “esperienza di consumo” ne hanno parlato per la prima volta nel 1982 Holbrook e Hirshman, scardinando il concetto di consumatore visto solo come acquirente, ma messo a fuoco come essere umano, andando a studiare i processi di acquisto e di riconoscibilità dei marchi aggiungendo alla dimensione conscia delle decisione, anche quella inconscia e subconscia.

Quindi, slegandosi dal concerto di target come mero numero, ma approcciandosi al concetto di Humanity è possibile finalizzare la costruzione dell’identità, le strategie di comunicazione e di posizionamento in maniera molto più efficace.

Neurobranding vuol dire investire sul posizionamento del brand

Ogni singolo elemento della comunicazione deve orientarsi alla sua progettazione essendo anticipata da una analisi corretta, dalla identificazione degli archetipi e da una creazione della buyer personas.

Questi passaggi saranno indispensabili per stabilire il come ed il quando la comunicazione deve agire. Dobbiamo tenere a mente che ogni singolo elemento della comunicazione dirige ed attiva le percezioni di chi vi entra in contatto, quindi collabora alla costruzione delle opinioni, della relazione stessa con il marchio. Indice quindi, anche se in maniera meno diretta (ma più efficace) alla conversione stessa della comunicazione. Quindi al fatturato.

Se è la ragione che ti porta a pensare e a giungere alle conclusioni è l’emozione che ti porta ad agire.

Donald Calne

Esistono le emozioni primarie e quelle secondarie. Andare a comprendere quali siano le dinamiche di attivazione tra queste e l’impatto che il nostro prodotto, la nostra identità e la nostra comunicazione ha sul consumatore ci consentirà di adottare le strategie migliori al fine di costruire la comunicazione più giusta e a raggiungere gli obiettivi di business che ci si è preposti.

Far lavorare insieme il neurobranding con il neuromarketing adesso è imprescindibili a tutti i livelli dell’economia. Vale per la micro e la macro impresa nella stessa maniera.


Se vuoi sapere come utilizzare al meglio la comunicazione visiva ti consiglio di approfondire con questo articolo.

Se invece vuoi entrare a far parte del mio gruppo Facebook The Branding Network clicca qui

SIMONA RUFFINO
Neurobrand Specialist & Brand Strategist


Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *